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Torino (IT)

Villa della Regina – Nuova manica di accoglienza visitatori – Concorso

TRA BACCO E VENERE

…tra la Vigna e la Regina, tra ebbrezza e bellezza, un insieme di disegni razionali, di concetti certi, di forme dalle geometrie chiare, nette; il quadrato, i quadrati, il cerchio, il semicerchio, il cilindro, che tentano di distrarre o far chiarezza nell’impossibile scelta tra ebbrezza e bellezza, tra la Vigna e la Regina, tra Bacco e Venere. Nulla è nitido nella nebbia collinare, ma tutto è chiaro; un chiaro avvolgente che non permette visione ma solo intuizione di forme, linee, piani, punti…non c’è forma senza ombra. Disorienta il volume della nebbia; come nella vita la scelta tra ebbrezza e bellezza, tra Bacco e Venere. Ma è mattina, la nube oscura il sole, il sole fuga la nebbia…e la nebbia non è nube.Si sale e si scende in collina. Di mattina si sale con la nebbia, in collina. La vista sfuma in prospettive senza fughe, senza orizzonti, se non solo intimi. “Quanto manca alla vetta? Tu sali e non pensarci”…mi intima la voce del Maestro tedesco. Immediatamente, eseguo. Nel volume senza angoli della nebbia percepisco un piano, senza lati, senza soluzione di continuità con il tutto-bianco intorno; dev’essere la Venere di cui mi hanno parlato, la Regina dev’essere…capisco che è grande, ma non so quanto, non posso capirne i confini, in altezza ed in larghezza; impossibile intuirne la profondità. Cammino e non penso. D’un tratto,  poco sotto due di me, uno spigolo dà senso alla profondità; oltre, la bruma si fa fitta, un muro, e penso che lì la natura dev’essere viva, generosa; dev’essere il luogo di Bacco di cui mi hanno parlato, la Vigna dev’essere…capisco che è estesa, ma non so quanto, non posso capirne i confini, in lunghezza ed in larghezza; impossibile intuirne la profondità. Ritorno con lo sguardo ed il pensiero allo spigolo. E’ scuro, netto, ed è chiaramente la fine naturale di quattro piani tra loro ortogonali; li vedo anche se non per intero. Non ricordo di averne mai sentito parlare, eppure dev’essere lì da molto tempo, a giudicare dalla pelle. La sua superficie appare non omogenea, ossidata ma stabile. Numerosi fori di eguale dimensione ne confondono il pieno ed il vuoto; di meno, ma tante ugualmente, le lesioni più grandi, bilanciate nella partita vuoto–pieno da zone interamente opache. A penarci bene, a giudicare dalla pelle, non saprei più se è lì da molto tempo o sarà lì tra qualche tempo…forse è da sempre, o non sarà mai…certamente, a giudicare dalla pelle, ha esperito il ghiaccio, la pioggia, il vento, il sole. Il corpo al quale appartiene lo spigolo è sollevato da terra. Ha una presenza austera, enigmatica, ruvida, ma non lo temo. Mi invita a passargli sotto, ad entrargli dentro. Varcata la soglia, la dimensione è radicalmente diversa. La nebbia rimane fuori; dentro, il silenzio, è più caldo. Lo spazio è definito ma ampio, il colore chiaro ma le linee d’ombra definiscono i volumi. A sinistra una rampa, anzi due, tre, quattro, cinque…quanto mancherà alla vetta…“Tu sali e non pensarci”. Subito, eseguo. La salita è lieve, quasi in piano, individuata da una parete in legno, traslucida a tratti, tanto da separare ma non escludere gli spazi. La prima sosta è un arrivo, ma non un traguardo. Lo spazio si amplia, nelle tre dimensioni. La parete traslucida in legno ora è a destra, ed è chiaro che contiene tante rampe quante chissà per dove arrivare; forse l’Olimpo. Il corpo è inserito nel corpo, penetrato, tanto da lasciare lesioni di luce, in basso ed in alto; a sinistra l’interno della pelle è ossidata, come l’esterno. Dai fori piccoli e grandi percepisco che la luce, fuori, aumenta; la nebbia dirada, dal basso verso l’alto. Non vedo l’intorno, non devo vederlo, ora. Lo raccontano le immagini che mi circondano, le proiezioni mute sulle pareti…che narrano del legame tra la Vigna, e la Regina…tra l’ebbrezza e la bellezza…tra Bacco e Venere. Salgo ancora. Una, due rampe. Uno spazio accogliente affaccia su un giardino, protetto da un muro. Esce il sole; un pozzo ed un limone si guardano. Un limone…ultimo superstite o capostipite…chissà. Proseguo. Ultima rampa, ma non ci penso. È un arrivo, e stavolta un traguardo. A destra ed a sinistra è tutto chiaro ora, il sole alto. Da un lato la Vigna, dall’altro la Regina, da un lato Bacco dall’altro Venere. Ebbrezza e bellezza insieme, in uno sguardo, ed io tra loro. Il percorso continua, fino a sera, quando è ora di affrontare, pieno ed appagato, la discesa. E’ notte. Mi giro. C’è musica, è l’interno dell’involucro è lucente, vivo. Lì dentro, Bacco e Venere si amano.

Capogruppo: arch. Andrea Quattrocchi

Gruppo di progettazione: arch. Andrea Quattrocchi, Stefano Martorelli, arch. Patrizio Roma, Dario Mabritto