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Ferrara (IT)

Nuova sede obitoriale: la nuova “Cittadella del commiato”

Un lieve declivio generato da piani inclinati invita i visitatori a raccogliersi nel cardine fisico e simbolico del progetto. Il luogo del ritrovo, diviene l’ambito in cui morte e vita nuovamente si incontrano: la camera mortuaria, il corpo, la morte, il commiato, il dolore e talvolta la fede, ed il pozzo, l’acqua, la sorgente, la speranza, l’appagamento dalla sete, e talvolta la fede.

Il pozzo, che porta la vita dalla terra profonda, si apre nell’ ambiente dedicato ai culti: cinque aperture nella copertura, metaforicamente le cinque anime dei defunti, connettono simbolicamente il mondo della terra con quello del cielo. La camera mortuaria e la sala dedicata ai culti, sono racchiusi in un volume austero, severo, che veste i segni del tempo: la ruggine, l’ossidazione, la foratura determinata dal disgregamento della materia, ma al contempo la stabilità, lo stato ultimo della trasformazione, l’eternità.

Il volume in cor-ten grava sulla stecca lapidea dedicata ai servizi, netta, pulita, lineare. Le aperture vetrate suggeriscono le funzioni interne, sia di transito che stanziali. Tagli orizzontali tracciano il prospetto interno, ad individuare le percorrenze; il prospetto interamente vetrato rende permeabile alla vista dall’esterno l’area polifunzionale, dall’interno le aree verdi limitrofe.

Il simbolo e la forma, insieme alla funzione: gli ambienti operativi sono ubicati alle spalle della camera mortuaria in diretto collegamento con essa e con le funzioni complementari ospitate al piano primo; le aree pubbliche sono distribuite nella stecca.

Il rapporto con le preesistenze è concettuale, di sintesi: se ne richiama la volumetria, l’ingombro dell’ ipotetico completamento; ci si discosta dal lessico, tentando di offrire una risposta breve, essenziale, non prolissa e, soprattutto, rispettosamente sussurrata.

Capogruppo: arch. Andrea Quattrocchi

 Gruppo di progettazione: arch. Andrea Quattrocchi, arch. Irene De Simone, dott.ssa Chiara Roma.

 Collaboratori: Andrea D’Urzo, Sina Darouei